Vorrei che il giorno in cui sarò in grado di raccontare questo periodo delle mia vita fosse oggi.
Vorrei poter infilare i fatti uno dietro l'altro come una collana di perle, inanellando una ad una le parole giuste, senza enfasi, senza rabbia e paura.
Verrà quel tempo ma non è oggi.
Oggi il sole è tornato a scaldare ed io posso asciugare le lenzuola nel filo tirato sulla terrazza all'ombra. Ho scoperto che il sole riesce adesso a lambire i vasi e la finestra della camera da letto.
Oggi mi son fatto abbronzare seduto sui gradini del Duomo, oggi come ieri mi son lasciato avvolgere dal silenzio e dalla solitudine, dalle assenze e dai ricordi e mi son lasciato smuovere come questo copripiumone giallo con un flebile alito di vento.
Carver sostiene che si debba scrivere scevri da emozione o fretta, e rivedere ogni volta sia necessario quel che si è scritto, anche quaranta volte. Ripenso a quest'anno trascorso e riesco quasi a tenere a bada le emozioni e non ho alcuna fretta nello scorrere avanti ed indietro tutto quanto è accaduto. Lo faccio perché sento di doverlo fare, ancora e ancora. Non sono spinto dal dolore, o dal senso di colpa, o dalla solitudine: è come se dovessi farlo ancora un po' e basta.
Levigo i ricordi, le emozioni, e quel che è stato, con pazienza e attenzione: li osservo e ne controllo lo stato e li ripongo all'asciutto.
Verrà anche il loro tempo.