Sorrido

C’è questo sole di fine ottobre che ancora scalda un po’.
Steso sulla panchina dietro l’ufficio allargo le braccia sulla spalliera, allungando le gambe e stirando tutto il corpo.
Lascio andare l’aria respirata in un soffio prolungato.
Cammino su un filo tirato sopra un abisso, restando seduto comodamente alla propria scrivania, steso sul letto o sul divano, anche sul water.
Ogni pensiero è un passo in avanti, o indietro, per non perdere l’equilibrio, sotto di me il nulla.
Chi me lo fa fare?
Io.
Perché?
Perché è quello che serve a me, adesso. Sempre.

Incrocio persone sul mio filo, chi vuol solo vedere se è tutto vero, chi vuol giocare per poco con me e poi chi vorrebbe condividere il suo filo col mio, intrecciandolo stretto e ballare con me.
È comunque sempre solo un attimo.
Il tempo necessario per togliere le maschere, quel tanto che mi basta per capire che nemmeno con tutte le cautele del caso ci si salva.
O si accetta il gioco e tutto il rischio, o non si gioca.
Scendi pure dal mio filo, per di là.
Ecco, così. Ciao.
Sorrisi, facce tristi, facce arrabbiate.
Ciao.

Il vuoto sotto, il vento in faccia.
La presa è precaria e salda.
Assecondo il ritmo, ignoro il giudizio.
Sorrido, davanti il nulla.

Quando tutto questo è iniziato me lo ricordo bene,
"Scrivi un blog? Non lo leggerò, troppo pericoloso per me".