Polvere

Una lama di luce entra dalla persiana chiusa e illumina una scrivania di legno marrone, polverosa, dove pile di libri sono stati appoggiati alla rinfusa, uno sopra l’altro e senza alcun ordine particolare se non quello dello scorrere del tempo, un libro dopo l’altro.
Una donna seduta sul bordo di un letto si accarezza il viso col dorso di una mano. Sorride alla stanza in penombra e parla sommessamente una lingua che conosce solo lei.
Il letto è ormai ridotto solo alle zampe, a un materasso macchiato da infinite vite passate; c’è solo una coperta piccola e rossa aggrovigliata in un angolo.
Gli occhi della donna sono limpidi di un grigio chiaro che sembrano colorati dal ghiaccio, le labbra piene e il collo affusolato, i capelli ingrigiti sono raccolti sulla nuca in qualche modo.
Muove la testa lentamente avanti e indietro. In alcuni momenti il suono della sua voce, già basso, sparisce e nella stanza scende un silenzio triste; la sua bocca continua a muoversi e i suoi occhi brillano felici mentre si accarezza col dorso della mano una guancia e annuisce al vuoto lentamente.
Il pavimento è coperto di polvere e non ci sono tracce di passi.