Mare

Nessun approdo in vista, un orizzonte sterminato intorno a me, un nulla fatto di cielo e mare mi inghiottisce.

Lo sciabordio dell'acqua contro il legno, la brezza che corre veloce ma non è ancora vento. Lo sarà presto: tra poco diventerà vento e il mare si agiterà sotto di me. Gonfia, prende forza, si innalza e spinge.

Mi stringo forte a questo guscio di legno malconcio, senza albero, senza timone. In balia di una forza sorda e aliena, incurante. Il calore se ne va, resta l'umido scivoloso, mi stendo sul fondo.

Prego.

Al vento segue la pioggia subito violenta. Il sole sparisce e tutto diventa buio, grigio e senza più colori. Acqua ovunque, la bufera ulula e strepita e non esiste riparo.
Vengo spinto lungo un muro d'acqua che si erge imponente e riesco a vedere giù, sul fondo di un vallone fatto di gorghi schiuma e abisso.

Inizio a pregare ogni divinità di cui ho anche un pur lontano ricordo: li metto in fila, uno ad uno e li prego tutti. Prostrato nel corpo e nello spirito prego come nessuno ha mai pregato prima: una devozione tanto improvvisa quanto totale. Ed inutile.

Il muro su cui sono stato spinto precipita contro i gorghi giù in basso. Mentre il legno impatta, altra acqua frana su di me.

Una delle sensazioni fisiche più potenti che abbia mai provato è svegliarmi sulla sabbia calda di una spiaggia. Braccia e gambe aperte, mezzo sotterrato, assaporo il calore e la consistenza di quei milioni di granelli contro la mia pelle. Vorrei sorridere ma ho la bocca piena di sabbia e la vomito insieme ad acqua salata e saliva. Dai conati contraggo qualsiasi muscolo risponda all'appello e ho spasmi in ogni parte del corpo.

Cerco di tirarmi su in piedi e non ci riesco, non al primo tentativo e nemmeno al secondo. Un risultato apprezzabile, in ginocchio arriva dopo numerosi sforzi.

Faccio fatica a respirare, ho la gola chiusa, riarsa dalla sete. Ed i miei occhi bruciano per lo sforzo, il sale e la sabbia.

Il sole illumina e surriscalda tutto e devo sforzarmi di trovare un po' di ombra.

Non c'è anima viva.