Sento la spinta dell'acqua sotto il culo, giro le braccia con le mani verso il cielo, mi lascio trasportare dal mare.
Dove sei adesso? Cosa stai facendo? Misuro la distanza in respiri, li rallento il più possibile. Riprendo a farmi domande senza alcun desiderio di arrivare da nessuna parte: cosa vuoi fare adesso? Dove vuoi andare?
Sono un pezzo di carne in mezzo al mare che mi ignora e si muove costantemente, vengo sospinto un po' verso riva, un po' verso il largo.
Non sono nulla, sto bene.
Dove sono i tuoi amici? Perché li hai abbandonati? Perché lasci sempre indietro tutti?
Sotto le palpebre chiuse vedo la luce del sole, ogni tanto il corpo registra variazioni di temperatura dell'acqua, fredda, poi calda, poi di nuovo fredda.
Amo il suono dell'acqua che sciaborda piano, indisturbata e imperturbabile, nel suo continuo muoversi senza sosta. Potrei anche addormentarmi, per risvegliarmi un istante dopo con l'acqua che mi entra dal naso. Sorrido, e un po' di acqua mi entra in bocca. Sorrido di più ma resto rilassato quanto più possibile, il culo per un attimo si fa più pesante ed affonda: respiro piano e profondamente, quando espiro, il sedere torna su, allineandosi al resto del corpo.
Perché non ti prendi mai sul serio? Chi sei davvero tu? Cosa vuoi davvero?
Mi sento afferrare le caviglie e la voce di Verdun che mi dice, "Babbo ti posso spingere a riva?" Faccio cenno di sì, sorridendo ad occhi chiusi mentre riguadagno lentamente la riva.