La tramontana stamani soffia forte, fredda e mi spinge mentre cammino verso la stazione. Il cielo è di un grigio chiaro uniforme, la gente cammina intirizzita e avvolta in cappucci, cappelli, cappotti e piumini di qualsiasi forma e colore.
Non è tardi.
Penso alla casa nuova, quella ancora da trovare. Penso al trasloco e alla curiosità di Verdun.
Penso a te.
Penso che non ha senso vivere se non si può condividere la nostra vita, il bello e il brutto e che non son nemmeno due facce di una medaglia ma un continuo mescolarsi di cose piccole e grandi, buone e cattive.
Pensiamo sempre alle cose cattive, piccole o grandi. E quando ci piombano addosso non siamo più preparati di quanto potessimo esserlo pensando solo al bello e al bene, piccoli e grandi.
Sono in anticipo.
Il senzatetto accanto alla macchinetta dei biglietti del treno blatera di coppa intercontinentale e coppa del mondo. Poi ride sguaiatamente ma piano. E riattacca la stessa cantilena. Sta seduto su una specie di materassino appoggiato ad uno degli angoli del grande atrio della stazione.
Una vita degna di essere vissuta è quella in cui si condivide il bello, si condivide tutto il bello che siamo in grado di costruire e scoprire insieme o ciascuno per i propri percorsi e le proprie vite e la sera o durante un fine settimana di pioggia, parlarne, riderne e meravigliarsi insieme mentre si fa l’amore e si prepara da mangiare.
Restano tutti dentro al gabbiotto delle scale, al riparo dal vento gelido. Esco sul binario, respiro. Mi volto verso nord e mi faccio spettinare i capelli e arruffare la barba dalla tramontana. Faccio una foto discutibile delle mie e la posto su Instagram, senza mettere alcun impegno nella scelta dei filtri e nelle impostazioni, da prassi.
Il trasloco voglio farlo bene, penso. So già che mi maledirò la sera dopo il lavoro ma voglio ridipingere le billy di rosso, di bianco, del colore che sceglieremo insieme. Mi vedo già a inveire contro di me perché mi sono imbarcato in qualcosa di superficiale e faticoso. E poi penso che no, non sono più quello lì. Non sono più quello lì ormai da un pezzo. Sono felice di prendermi cura delle persone che amo, mi realizza. Ho imparato addirittura a prendermi cura di me.
Sorrido mentre salgo sul treno, pensavo fosse più affollato. Resto in piedi davanti alle porte, non mi inoltro nemmeno lungo il vagone, non mi interessa, sto bene in piedi a guardare fuori: la piana si srotola da Prato a Calenzano e poi Sesto Fiorentino fino a Firenze.
Casa nuova sarà un posto accogliente, casa nuova avrà sempre fiori freschi.