Verdun adesso dorme

Sono passate le 11 di sera da un po'. Verdun adesso dorme sul divano letto piazzato in una sala svuotata di qualsiasi altro mobile, fatto salvo per un tavolino trasparente su cui sono appoggiati una sveglia e una lampada da comodino: la mia nuova temporanea camera da letto.
Stasera voleva il gelato, dopo aver mangiato qualsiasi cosa vedesse passare davanti ai suoi occhi. Era tempo di andare a dormire, niente gelato, cucciola. Lei ha iniziato a piangere dicendo di volere la sua mamma. Era una bizza, era evidente. Dentro di me però è apparsa una nuova crepa, piuttosto grande, abbastanza seria.

Prendere coscienza e trarre le cosiddette inevitabili conseguenze ha un prezzo alto da pagare. Si paga. Pago.

Verdun si placa e io riprendo a respirare. Guardiamo un cartone sul divano letto, in un appartamento oramai spoglio, metafora perfetta di una vita un tempo piena di aspettative e convinzioni rivelatesi assurde e sbagliate, oramai spoglia e quasi del tutto vuota.

Chi sono? Cosa farò? Perché sono arrivato a questo punto?

E' venerdì sera in questo posto e qualcuno da qualche parte ha imbastito uno spettacolo danzante, musica dal vivo e nella casa vuota con le finestre spalancate per il caldo, entra musica a tutto volume. Verdun dorme, serena.

Ho temporaneamente sospeso la mia presenza sui social network, ho chiuso qualche amico fuori dalla porta. Qualche persona sconosciuta molto empatica che mi fa compagnia, qualche altra cinica e ironica al punto giusto da strapparmi un sorriso anche in momenti dove di sorridere non c'è proprio verso.

Tutti fuori, ora.

I social network funzionano. Amplificano un messaggio che ti torna indietro moltiplicato tanto più quanto l'originale è sincero, scritto senza sovrastrutture, senza malizie o furberie. Ho chiuso anche questa porta, almeno per un po'.

Mi sono rintanato qui: dove oramai fantasmi di momenti felici, momenti di esaltazione di una vita fa hanno diritto d'asilo. Dove devo stare, dove hanno un posto anche queste parole.

Scrivo per chi mi vuol leggere come sempre, stasera però scrivo davvero molto per me. Nessun link, nessun "leggetemi, gente!".
Ho voglia di scrivere fino a quando metterò in fila frasi senza più alcun senso.
Ho voglia di azzerare la mia capacità di pensiero, la sensibilità, basta.
Voglio poter riposare, dopo mesi di pensieri, di continuo arrovellarsi, di valutazioni, di ipotesi, di comprensione, di dolore, basta.
Ho bisogno di respirare a fondo, ho bisogno di ricominciare ad essere felice e da qui, ora, è una piccola luce lontana, molto fioca, molto lontana.

Verdun adesso dorme, serena.