Un post dal 1995 - Rho

Tu-tu tu-tum.
Tu-tu tu-tum.
Tu-tu tu-tum.

Ho un sonno cane, le cispe negli occhi ed un senso di disagio che mi tiene stretto. Intorno a me l'Intercity è vuoto stamani. Sono da qualche parte della pianura padana, verso Milano. Poi cambierò e prenderò un treno svizzero con destinazione confine. Non mi ricordo nemmeno quante volte l'ho preso questo treno negli ultimi due anni, almeno quarantacinque, cinquanta volte.

Maremma maiala quanti soldi... Mi sposto sul seggiolino di tela e gomma dura, appoggio la tempia ad uno di quegli spuntoni tipo Star Trek e guardo fuori. Non me ne frega nulla dei soldi e dei viaggi fatti: dentro di me so già che sarà l'ultimo. Niente di prestabilito: un tono di voce diverso, i rispettivi racconti fatti quasi per inerzia. La morte nel cuore con la cornetta premuta con forza contro l'orecchio, un fiotto di bile, tristezza. Dal Sony CD Walkman Chris Cornell canta:

In my eyes, Indisposed, In disguise As no one knows. Hides the face, Lies the snake, And the sun In my disgrace.

Chiudo gli occhi un secondo. Il treno rallenta un po' ma non si ferma, apro gli occhi, stiamo attraversando Rho. Sorrido. Ogni volta che passo da Rho sorrido. Non so di preciso perché ma lo trovo simpatico come nome. Che cazzo di nome è Rho? Che poi guarda che posto di merda deve essere, almeno visto da qua. Che tristezza. Però mi piace. E Rho è già volato via, dietro. Tutte le volte è sempre così. Bah. Scuoto la testa.

Il treno ha ripreso velocità e ho ancora un po' di tempo prima di entrare in quella specie di antro gotico di ferro di Milano Centrale. Mi garba Milano Centrale, con quell'odore di nebbia, ferro e varia umanità. Penultima volta. Ancora lo stesso pensiero. Magari mi sbaglio, magari non ho capito nulla perché sono un testone fifone.

Magari.