Prendo un'altra birra. La mando giù come acqua fresca.
E ne prendo un'altra.
E poi un'altra.
Adesso ho in corpo due litri di birra, grosso modo.
Ora si piscia.
Scendo da barcone barcollando e non per il rollìo dello scafo ma di quello che ho in corpo.
Mi avvio lungo la pista ciclabile, in direzione nord, dove tutto diventa più scuro e mi trovo un angolo appartato.
Libero la zavorra e stando molto attento a non pisciarmi sui piedi, operazione fin troppo familiare soprattutto in questo piacevolissimo stato di torpore indotto dall'alcol mi rimetto l'arnese nelle mutande e riparto.
Aria fresca malandrina mi entra nella patta completamente aperta dei jeans, gradevole ma sconveniente appena risalgo nel mondo civilizzato.
Ed infatti eccomi arrivato al locale all'aperto più alla moda di questa estate cittadina: un paio di gazebo puzzolenti di superalcolici e birra rovesciata dentro un giardinetto con pista da ballo incorporata.