Esco, c'è un refolo d'aria fresca stasera.
Cammino baldanzoso, dondolando di lato, cercando di simulare una camminata da duro e mi viene fuori una camminata da imbecille.
Entro in auto ed è come immergermi in una scodella di brodo caldissimo. La maglietta ganza mi si attacca addosso ed inizio a sudare sotto la nuca, sul collo, dietro le orecchie.
Parto veloce, cerco di fare entrare più aria possibile per raggiungere una temperatura che mi permetta di respirare di nuovo.
C'è traffico.
E poi mille cantieri per mille sottopassi, cavalcavia, svincoli. Mentre procedo a rilento mi immagino grattacieli e ponti di cristallo che sovrastano la strada, mega-iper-centri-commerciali con centomila negozi e milioni di visitatori.
Adesso il traffico scorre meglio e posso accelerare un po' il passo.
Dopo lunghi minuti riesco a parcheggiare e scendo. Finalmente.
Ci sono coppie che si tengono per mano, bambini che scorrazzano in un'orbita sghemba attorno agli adulti, anziani soli. Stranieri esotici fuori da kebabbari improbabili si alternano a luminose vetrine di negozid'abbigliamentoallamoda: Manichini taglia impossibile, foto di languide modelle e scultorei modelli. Faccio un paragone ed il mio sguardo si abbassa sulla pancia che fiera si erge a bastione. Una roccaforte di grasso stratificato che si contrappone strenuamente ed eroicamente all'avanzare della civiltà dell'apparire, dell'essere in forma.
Proseguo un po' più mesto e ancor meno baldanzoso tra gli altri passeggiatori del centro storico.
Devo rifornire il bastione, voglio una birra.