Sei camicie, un numero imprecisato di altre cose da stirare, soprattutto vestiti di Verdun che si sono accumulati nella cesta dei panni sporchi.
L'asse da stiro è un po' bassa e alla lunga mi fa male la schiena, poi uno dice che i lavori domestici non sono usuranti.
Non ho voglia di fare la massaia, non ho voglia di fare nulla.
Fuori continua a piovere, non so nemmeno che ore sono. La casa è silenziosa, anche i pachistani qui sopra non ballano la quadriglia coi loro mobili stasera, o stanotte. Non è che cambi nulla in realtà.
Non ho voglia di fare nulla ma faccio tutto o quasi tutto quel che devo fare. Da bravo ometto solo, da babbo separato. Aspetto furiosamente non so nemmeno cosa, non c'è niente da aspettare, ogni giorno è un nuovo nastro di partenza ed un nuovo traguardo da tagliare, non importa in che posizione, importa solo arrivare in fondo: col cuore in gola, con il corpo percorso da brividi, con i muscoli che chiedono pietà. Il cervello quello invece continua a girare, e girare e girare e non sai nemmeno dove stia girando. Ma lui séguita, non demorde.
Aspetto furiosamente che qualcosa avvenga mentre continuo a fare il bravo ometto, in questa casa silenziosa con la pioggia che cade fuori da un'eternità mentre stiro e non penso più a nulla.