Il tavolo

In cucina ho un bel tavolo di legno ad assi, scuro e gradevole al tatto.
Sono seduto al tavolo per il lato lungo con le spalle alla cucina, è il mio posto a tavola anche quando sono solo.
Sono piegato sul tavolo con la faccia appoggiata di lato e le braccia a squadra con i palmi rivolti verso il basso.

  • E allora come te la cavi da solo?
  • Bene, bene
  • Mangi?
  • Assolutamente sì, a volte anche troppo

Il frigo emette tonfi a volte anche forti, gestisce autonomamente lo smaltimento del ghiaccio in eccesso presumo, o forse si sta auto distruggento, lentamente e rumorosamente.
Frigo a parte la casa con le imposte e le finestre chiuse è completamente silenziosa.
Mi godo il legno sotto la pelle nonostante dopo alcuni minuti, un paio al massimo direi, la schiena inizi a protestare.
Cammino scalzo ed il pavimento, freddissimo d’inverno, mi rimanda una sensazione di fresco molto gradevole in questo ultimo giorno d’agosto.

Cosa si ottiene ad essere inflessibili e duri con sé stessi?
Si ottiene un sapore amaro in bocca e basta, nessun fallimento viene risparmiato, nessun errore viene anticipato.
Ti consumi anche una vita intera con il solo risultato di aver vissuto meno e molto peggio di quanto avresti potuto oltre che voluto.

Devo pulire le persiane e le finestre, devo stirare prima che la montagna di panni sulla sedia di Verdun crolli travolgendo tutto il suo mondo di playmobil congelati nelle loro attività laboriose, in attesa che ritorni a giocare con loro.

Non c’è un orologio a muro in questa casa, nessuna musica o tv in sottofondo.
Ascolto il silenzio e imparo, solo che a volte non riesco ad ascoltare tutto fino in fondo, a volte fa troppo rumore.