Il riparo

Un tuono.
L’aria calda, fino ad un attimo prima ferma, inizia ad agitarsi, via via sempre più velocemente e la temperatura si abbassa. Adesso è proprio vento che sbatte le cose fuori sul terrazzo e contro le persiane chiuse appena in tempo.
I tuoni si susseguono con maggior frequenza e la pioggia cade forte ma così forte che stai pensando, adesso smetterà, e invece continua. Senti un po’ d’angoscia salirti dallo stomaco ma prego, mettiti a sedere, stai tranquilla.
Qui niente ti farà del male.
Ho la moka sul fuoco, vuoi un caffè? Ho cambiato anche miscela, questa è più forte, decisa. Lo preferisci amaro o vuoi lo zucchero?
L’appartamento piomba nell’oscurità, accendo la luce della cappa sopra i fornelli.
Ti sorrido; ti parlo del più e del meno, il tono della mia voce ti rilassa, ne sono contento. Non devi avere paura di nulla.
Qui niente ti farà del male.
Com'è il caffè, ti piace?
Gemiti di pietra e legno per un momento hanno la meglio sui tuoini e la pioggia.
No, non ti preoccupare, questa casa fa dei rumori strani.
Ho conosciuto delle vecchie inquiline del palazzo e sono proprio come quelle persone che anche raccontandoti i bei ricordi di quanto si stava bene qui, hai  la sensazione che non ti vogliano raccontare qualcosa, come un brivido mentre salgono le scale del palazzo o un altro ricordo parecchio sgradevole.
Scoppio a ridere alla tua osservazione: no, non credo ai fantasmi, al massimo credo ai luoghi che assorbono energia e, a volte, la restituiscono.
Se qui c’è una presenza? A me non dà noia. Soprattutto la notte, ogni tanto, fa  rumore e allora mi lamento a voce alta e la casa si acquieta. Ma stai tranquilla,
qui sei al sicuro, niente ti farà del male.
Il condominio è movimentato: qui sopra abitavano un numero imprecisato di immigrati dal Pakistan ma son spariti una notte, senza fare un solo rumore. Adesso ci vive una famiglia dalla Cina del profondo nord, cortesi e riservati.
Poi c’è un vecchio musicista, abita nel piccolo appartamento in cima al palazzo, praticamente sotto il tetto; credo venga dall'Est, suona il violino con una tale tristezza che a volte vorresti morire struggendoti di malinconia, già. Suona al tramonto, con le finestre tutte chiuse, non lo vede nessuno da anni.
Il temporale sta passando, senti?
Indichi una zampa di tavolo di legno chiaro, con un'estremità borchiata di ferro. È un avanzo di un acquisto da Ikea, sì. La tengo sempre a portata di mano, qui in cucina, appoggiata al muro vicino al frigo. È coperta di incisioni, sì, solo qualche runa, qualche parola in lingue dimenticate da tutti. A volte certi colpi devono andare a segno più di altri.
Te l’ho detto, non ti devi preoccupare, qui niente ti farà del male.