Quando al liceo mi volevo occupare di politica sono sempre stato frenato dal pensiero di non esserne all'altezza. Di non avere cioè né lo spessore morale né le capacità intellettuali, a mio modo di vedere, fondamentali che ci fa politica deve possedere in gran quantità.
Poi sono cresciuto e sono invecchiato rendendomi conto che la passione politica restava immutata, anzi cresceva, sprezzante del berlusconismo montante e dell'altrettanto inevitabile declino della sinistra prima e del centrosinistra poi (sì, sì, senza trattino).
Il profilo del mio interesse politico è sempre rimasto quello di stare ai margini, di interessarmi ma di non mettermi mai in gioco.
Mi sono stancato di demandare esclusivamente ad altri le battaglie politiche, la formulazione delle idee e delle azioni necessarie a far valere le idee, gli ideali in cui credo. Mi sono allora chiesto dove dovessi dirigere questo mio rinnovato entusiasmo politico, dove mi dovevo dirigere per dire a tutti: eccomi! Ora voglio fare politica, voglio aiutare il partito che mi rappresenta a vincere le elezioni e poter governare positivamente i problemi e le questioni che strangolano la mia città, la mia regione, il mio Paese.
Poi mi sono svegliato.