(La prima parte di questa storia la trovi qui)
Si sveglia di soprassalto e la prima cosa che le viene in mente sono i suoi figli che dormono nella stanza in fondo al corridoio: sono via con il loro padre e lei è sola nella casa nel bosco.
Il secondo pensiero, immediato e nitido, è di essere stata svegliata da qualcuno che è entrato in casa.
Balza fuori dal piumone come un pupazzo a molla dalla sua scatola, i sensi all’erta, brividi alla base della nuca.
Non respirare, non emettere un fiato, è il terzo pensiero.
I rumori provenienti dal piano terra sono lievi, attutiti ma chiari.
Non è un uomo solo, sono più di uno.
La notte è buia nonostante il cielo stellato, niente luna. Il bosco fuori dorme, almeno apparentemente.
Cerca di pensare a qualcosa di utile: scappare dal balcone e poi giù dal tetto della veranda e poi via nel bosco, verso la strada provinciale.
Poi dalla paura si fa largo un altro sentimento che la sorprende, è la rabbia di lasciare tutta la sua casa in mano a dei ladri, a qualcuno che sta profanando la sua tana, sua e dei suoi figli.
Spalanca la bocca dalla sorpresa nel provare in quel frangente un sentimento del genere, così profondo, totale, alieno.
Torna incredula sui suoi passi, cosa sto combinando per l’amor del cielo? Poi si ricorda e tutto diventa inesplicabilmente chiaro.
Da quando era scesa in cantina ed aveva trovato quel sacchetto nel muro, dormiva con l’oggetto che conteneva sotto il cuscino.
Ne aveva sorriso all’inizio, poi il ricordo era scivolato via, perso da qualche parte dentro la sua memoria.
Eppure rifaceva il letto tutte le mattine, cambiava le federe una volta la settimana e ogni volta rimetteva l’oggetto sotto il cuscino: un fischio d’argento con una parola incisa, “fischia”. Era cesellato in modo raffinato e bizzarro allo stesso tempo. I caratteri con cui era incisa la parola erano netti e lievi ma se li fissava a lungo sembravano vibrare e farsi incerti, quasi a scomparire.
Senza pensare a quello che sta realmente facendo si mette il fischio alla bocca e fischia con tutta la forza e la disperazione che ha dentro ma ancora con più forza fischia per tutta la sua rabbia.
Il tempo si ferma all’istante.
Dalla finestra sente che anche l’aria è immobile, ferma.
Nessun rumore, nemmeno i suoi passi, nemmeno la finestra che si apre, o lei che si cala sul tetto della veranda, mentre scalza si cala usando il pergolato e poi il tonfo in terra.
La casa dietro di lei è immobile.
Vede il raggio di una torcia dietro le tende del salotto, lo vede distintamente, sbatte gli occhi, il raggio resta lì, fisso.
È così che un vento caldo la sorprende alle spalle e le fa fare un passo verso la casa, ma si volta ed inizia a correre via.
Corri le dice una voce, corri più che puoi dentro al bosco e non ti fermare.
Corri più che puoi dentro al bosco e non ti fermare.
È salva, lo sente.
Corre e piange, grata e atterrita perché sente nel profondo del suo ventre che qualcosa di terribile sta per accadere. Corre ancora a perdifiato senza voltarsi, senza un attimo d’esitazione e si domanda: chi hai chiamato?
I tre ladri sanno che la casa è vuota, la famiglia che la ospita è in vacanza al mare. In paese nel pomeriggio hanno saputo quello e altre cose. Erano di passaggio ma hanno deciso che sarebbe stato in fondo una piccola deviazione.
La casa è bella ed è isolatissima. Perfetta.
Il respiro si mozza loro in gola all’unisono ma non fanno in tempo a dirselo perché un vento improvviso investe tutto l’edificio e sradica le persiane dai fermi e li sbatte contro le finestre, rompe vetri e qualcosa cola dentro le stanze.
I loro occhi si spalancano e, prima di perdere il senno e la vita, vengono impressi da qualcosa di talmente terribile e antico da rifuggire la loro capacità di comprensione.
La casa è di nuovo immersa nel silenzio, niente fuori posto, le finestre integre ma nessuno dentro.
Nota a margine:
Questo titolo è saccheggiato letteralmente dal racconto quasi omonimo di Montague Rhodes James.
Se non conosci M. R. James non sai, con ogni probabilità cosa vuol dire cacarsi addosso dalla paura e godere come un porco contemporaneamente mentre leggi una storia. Rimedia.
Era uno degli autori che Lovecraft considerava fondamentali per la propria formazione, giusto per dire che il racconto, e così omaggiamo anche HPL: che
gli Antichi ti abbiano sempre in gloria, vecchio mio.
Ciao.