Promessa
Mi massaggio il collo, è bloccato come un nodo di corda marinara incrostata e dura.
Mi dà fastidio questa luce diffusa sotto il cielo grigio; l’occhio destro non sembra in grado di stare aperto come l’altro, è pesante e sembra ogni tanto scattare, un po’ troppo, per conto suo.
Inarco la schiena, trattengo il respiro, emette uno schiocco netto, provo sollievo. Sciolgo un po’ le spalle, provo a darmi altro sollievo.
La cappa opprimente del cielo si avverte anche sotto questi alberi scuri, l’umido non aiuta. Il sentiero è ormai tutto srotolato dietro di me. Una parete di roccia davanti, alberi sopra e intorno.
Una piccola porta blu di legno incastonata al centro della parete pietrosa, chiusa. Faccio scorrere il polpastrelli su quel legno liscio dall’alto verso il basso. Afferro il piccolo pomello d’ottone opaco, fatto per la mano di un bambino di cinque anni.
“Promessa” mi sussurra il bosco.
Sorrido, tremo un po’ mentre giro il pomello. Entro.
Chiudo la porta dietro di me e la porta adesso ha un disegno, una testa di lupo nera. Sotto il disegno una scritta, fatta coi pastelli a olio rosso, giallo, verde e viola.
Sulla porta adesso c’è scritto: “Il Vendicatore”.