Pandemia, anno 1
Non sono pronto.
Non sono pronto a parlare di tutto quello che è successo nell'ultimo anno, non sono pronto nemmeno per quel che è successo negli ultimi due anni.
Da quanto tempo non sono pronto, in fondo?
Non sono pronto nemmeno per quando tutto questo tempo sospeso e poi frenato, bloccato, riempito di divieti, paura, sofferenza e solitudine finirà.
In questo anno sono ingrassato, sono dimagrito, ho smesso di lavorare e ho iniziato nuovi lavori, non ho scritto e poi ho scritto come non avevo mai scritto prima (ci voleva poco, ndS). Ho pianto, ho pianto moltissimo.
Ho perso molto più di quanto sia in grado di dire.
Questo tempo trascorso, così insolito e difficile, si è abbattuto su di me, creando tante possibili copie, collassate una a una sotto il maglio degli eventi, quel tipo di eventi che puoi solo subire. E sotto quello delle scelte che non sono mai prive di conseguenze, e per quanto grandi e faticose o piccole e leggerissime, ognuna contribuisce a definire quella copia di me che procede nell'infinito universo di possibilità.
A tutti noi, per Dio!
A noi!
A Dom!
E ai privilegi della gioventù!
A quello che siamo e a quello che eravamo.
E a quello che saremo.
Nel caleidoscopio iridescente di tutti i me che potevano essere e non saranno, saluto con la mano aperta, saluto tutto quel che posso, per non dover più rimanere impotente e ormai in silenzio.