La vertigine di una finestra aperta
Ci sono demoni che danzano sul mio letto mentre dormo e mi tirano i capelli per entrare nei miei sogni.
Ci sono sussurri tra i miei pensieri che soffiano come spifferi gelati mentre respiro e vivo in un giorno qualsiasi.
Avverto il fascino resistibile di una finestra aperta, spalancata sul vuoto.
E quel vuoto è tutto dentro di me, lo vedo come vedo voi che vi affannate laggiù in basso, sul marciapiede o dentro quelle scatole di lamiera sgraziate che sono le nostre automobili.
Vorrei non soffrire di vertigini, quelle che ti fanno perdere l’equilibrio da fermo, vorrei potervi pisciare in testa mentre mi gratto la barba ormai lunghissima.
Una folata di vento gelido mi fa sbattere gli occhi, mi spinge la barba verso l’esterno, a spalancarla in due parti più o meno simmetriche. Il vento mi tira la barba come mia figlia e le sue amiche la mattina all’ingresso dell’asilo.
Quanta inquietudine vi fanno le persone libere. Lo sentite il disagio che vi scorre sotto pelle, quel calore dietro la nuca o solo un lieve fastidio alla bocca dello stomaco.
Quanta paura provoca un fulmine che cade così vicino da far sentire nell’aria l’odore d’ozono, ancora a distanza di tempo.
Vi fiuto sotto ombrelli dai colori sgargianti, vi osservo nei vostri vestiti più o meno costosi.
Quanti pensieri frantumati in giorni uguali a mille altri mi porta questo vento e quanti odori di paure e delusioni e rancore.
Un tempo avevo paura di sentire tutto questo.
Un tempo avevo paura.