Kintsugi
Tornare nello stesso posto lontano, nel tempo e nello spazio è fare un viaggio due volte. Questo promontorio che precipita nell'oceano atlantico; quel viaggio con questo. Altre premesse, altre conclusioni, un pezzo di vita nel mezzo.
Le onde si abbattono fragorose dove d'estate c'è la spiaggia, ora completamente inghiottita dalle onde che si infrangono sulla roccia sotto di me.
Respiro a pieni polmoni il salmastro, il vento mi sbilancia e arretro di un passo, elettrizzato da uno spettacolo di potenza così grande, abbraccio con lo sguardo tutta la baia.
Mi sento strattonare la maglietta, sobbalzo e mi giro con una faccia stravolta dallo spavento e dalla sorpresa.
Una ragazza mi sorride e mi porge un piccolo vaso in terracotta, un po' sbreccato, senza dire una sola parola.
Tende il braccio liscio e abbronzato mentre continua a sorridermi, guardandomi negli occhi. Lo prendo e lo rigiro e mi accorgo solo in quel momento che è stato ricostruito usando dell'oro per rimettere insieme i pezzi.
Sollevo lo sguardo ma la ragazza non c'è più. Il vaso doveva essere anche decorato ma adesso è quasi completamente grigio chiaro, salvo per le striature gialle che lo percorrono irregolarmente, rinsaldandone ogni singolo pezzo.
Il vento mi spinge dal mare verso la terra, come a incitarmi a rimettermi in cammino.
Il cielo è cupo a ovest e la strada è tanta, molte sono le storie ancora da raccontare.