Ho visto I più grandi di tutti e m'è garbato, tanto
Ecco sono andato al cinema a vedere quel cantante e attore (in gamba) che recita me, un cane che canta.
"I più grandi di tutti" è un film veramente molto gradevole con un gruppo di attori validissimi e una Claudia Pandolfi strepitosa che racconta la storia di un gruppetto rock senza alcuna pretesa che viene "riesumato" da un giovane giornalista che li considera i più grandi di tutti, appunto. Oltre alla Pandolfi, ripeto strepitosa e credibilissima nei panni della bassista del gruppo, tutti i membri del cast sono perfetti. Il film si snoda leggero fino ad una svolta amara, notevole e anche un po' ruffiana. Mi hanno fatto piangere come una vite tagliata... Dovete vederlo, e basta.
UPDATE
No insomma bisogna che vi dica perché mi ha fatto piangere, almeno ci devo provare.
Il film parla di tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno provato a suonare, che ci hanno creduto, anche solo in fondo al loro cuore, facendo finta di divertirsi e di farlo per puro cazzeggio. E invece no, talentuosi o meno tutta quella gente ci ha provato, e ci ha creduto. Poi è venuto il momento del disincanto, della maturità direbbe qualcuno, io dico dell'omologazione, di qualunque omologazione. E quel sogno, anche nascosto a loro stessi, lo hanno messo via, in una scatola con su scritto il nome del gruppetto.
E invece.
E invece la musica ha una magia dentro, anche nel più sperduto e disperato dei luoghi, o anche solo in uno di quei luoghi fuori mano dal giro che conta. La musica per chi ci ha anche solo provato, a frequentarla, è una magia inestinguibile, è tornare a casa, ad una casa che si è cercato di disconoscere, di dimenticare ma che è sempre lì, pronta ad accoglierci nuovamente, come se il tempo trascorso lontano da lei non fosse mai passato. Potente più del sesso, intensa come l'amore per i propri figli, e calda come l'amicizia sincera.