#Esbat - La Luna della vendemmia
C’è l’argine del torrente e questa strada asfaltata senza strisce che fende in due la valle piuttosto stretta. Poi c’è una grande luna piena in cielo.
Alla fine Settembre si è arreso a metà del suo giro, ha lasciato andare il caldo e l’aria si è fatta fredda.
Cammino veloce, non ho ancora freddo.
Mentre mi godo il suono dei miei passi nel silenzio e penso al buon vecchio Randy Flagg, sorrido e guardo rapito le ombre proiettate dalla luce lunare.
La strada piega leggermente a sinistra e sale verso la chiusura della valle davanti a me.
Alla mia destra inizia un muro a secco alto poco meno delle mie gambe, potrei scavalcarlo senza fare alcuna fatica.
È un muro ben fatto, e con questa luce si possono notare la cura e tutto il lavoro fatto per scegliere e posizionare ciascuna pietra nella posizione migliore.
Alzo lo sguardo e oltre a costeggiare l’asfalto, nell’altra direzione il muro si lancia dentro ai campi fino a sparire verso il fianco di una collina.
Mi domando quanto tempo sia stato impiegato per costruirlo e da quanto tempo è in piedi.
Poi il vento dell'Est scende sul campo e fa frusciare tutti gli alberi e i cespugli.
Mi fermo e il primo impulso è quello di nascondermi.
Il rumore del vento ancora soffia ma in poco tempo emerge un suono differente che cresce: è una musica, anzi, è un canto, una voce di donna che canta una nenia.
La cerco con lo sguardo e ad un certo punto la vedo, lontana dalla strada, nel campo oltre il muro a secco.
C’è un grande albero che ha già perduto quasi tutte le foglie e una figura danza intorno, muovendo continuamente le braccia.
La melodia è dolcissima e malinconica ma trasmette anche un senso di pace, racchiude una promessa di rinascita.
Mi scuoto e mi rendo conto di aver scavalcato il muro ed aver camminato nel campo, ho le scarpe e il fondo dei pantaloni sporchi di terra secca.
Poi vengo scosso da brividi lungo le braccia e sento i peli sulla nuca rizzarsi.
La musica è cessata, il grande albero spoglio è davanti a me.
Non mi volto, nemmeno ci penso, avverto letteralmente un sorriso dietro le spalle prima di sentire una mano sfiorarmi la schiena:
-Balla con me.