Benigni legge Dante - Prato
Ieri sera è stata una bellissima serata di settembre pratese.
In fila fino al ponte che porta alla Stazione Centrale, siamo entrati tutti tranquilli e già contenti dentro lo stadio Lungo il Bisenzio per assistere a Benigni che legge Dante.
L'eccezionalità, perchè eccezionale è stato, risiedeva nel fatto che dopo tanto (troppo, tuttobenigni 1985, ndT) tempo Roberto Benigni tornava ad esibirsi nella sua città.
Non si sa perchè sia mancato per tanto tempo, a Vergaio sostenevano anche che si fosse sentito un po' tradito da questa città di cenciaioli e industrialotti arricchiti ma dopo ieri sera credo proprio che anche questa diceria sia stata spazzata via dal calore, il numero (tutto esaurito) e l'affetto che arrivava ad ondate su quel palco.
E su quel palco un ometto, piccolo, piccolo con i vestiti un po' troppo grandi ha iniziato a ringraziare tutti i presenti, zona per zona: "grazie a quelli venuti da Narnali, da Tobbiana, da Figline, da Vergaio, da San Paolo...". Ha continuato facendo battute sui pratesi e per i pratesi: scandali politici locali, sui nostri cinesi e poi credo sia arrivato il momento più godurioso della serata: ha attaccato a parlare della sua infanzia a Vergaio. Di per sé è normale, fa parte del suo repertorio da sempre. Stavolta però alcuni dei suoi compagni erano lì sotto al palco, e davanti a lui stavano migliaia di persone che da Vergaio ci passano spesso e allora prima di arrivare alla sempre commovente lettura dantesca, il Benigni si è allargato, i ricordi e le bischerate vergaiesi sono aumentate, dilatandosi, e lo ha fatto per sé e per tutti noi.
In una bellissima serata pratese.
Giudizio: irripetibile